Alessandra Boccuni (FdI): la colonia di Taranto

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Riceviamo e pubblichiamo

Che i Tarantini siamo ospitali nei confronti dei forestieri, si sa; essendo notorio il detto che vuole il nostro Santo patrono “amante dei forestieri”. Ora, traslando questo concetto alla politica cittadina, potremmo dire che sia stato ampiamente attuato negli ultimi anni ma con la conseguenza che la città si sia miseramente svenduta ad altri territori pugliesi, come Bari e Lecce.

Da ultimo, il nostro sindaco uscente è di provenienza dalla provincia tarantina , Crispiano. È stato sfiduciato dalla sua stessa maggioranza che lo ha votato nel 2017 e che, dopo alcuni mesi dal suo insediamento, ha manifestato continui disappunti e quotidiane fibrillazioni rispetto alle scelte di un Sindaco (Melucci) oligarca ed espressione di una politica distante dai bisogni dei cittadini. 

Una politica che ha utilizzato la macchina amministrativa con una sete di potere senza precedenti e con nomine assessorili piovute da Bari e assunzioni facili dei soliti “ amici degli amici”, che oggi sono candidati nelle liste che sostengono la candidatura del Sindaco (sempre Melucci).

Ovviamente, in una realtà ormai cosmopolita, il pensiero che si vuole esprimere non è certamente quello superato di una visione chiusa nei confini del proprio territorio; ma si vuole provare a fare una modesta riflessione.

Guardando indietro, negli anni scorsi, e volendone ricordare qualche sindaco, la verità è che i nomi che alla maggior parte dei nostri concittadini saltano in mente sono due: Giancarlo Cito e Rossana Di Bello. Due personalità forti, tarantini doc , di cui ,  al di là dei colori politici e delle simpatie personali , è  innegabile  il loro attaccamento al territorio ed il loro grande operato per la città. Nei loro occhi, brillava sempre la passione e l’amore per “ Taranto nostra”.

Dopo di loro, c’è stato un lento ed inesorabile annientamento del cittadino e il ritorno prepotente della “ Molle Tarentum” , la cui accezione oraziana era positiva  ma che  la consuetudine secolare ne ha restituito invece una connotazione negativa, identificata in un atteggiamento di immobilismo, tipico, ahimè, di molti Tarantini.

Taranto è stata relegata ad una “ parente” povera di una Regione che ne ha poca considerazione ed i Tarantini sono spettatori delle fortune altrui, non avendo qualcuno che possa sostenere le proprie cause . Le scelte che ci riguardano sono fatte da uomini ignari della nostra cultura e potenzialità.

Ma, ad onore del vero, dobbiamo dire che la fortuna di “ tali forestieri” il più delle volte, è stata fatta proprio dagli stessi Tarantini, nemici tra di loro.

Ora, però, è tempo che la colonizzazione finisca e termini anche l’atteggiamento di menefreghismo e rassegnazione.

Taranto ritorni ad essere amministrata dai Tarantini; ritrovi l’amor proprio e trasmetta,  ai propri figli, l’orgoglio delle proprie radici.

Alessandra Boccuni