30 aprile 1945 uccisione di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti

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Nel romanzo de 2021, però, ci sono altre tragedie come quelle delle Foibe e del sangue Istriano – dalmata. Già, il sangue dei padri o la terra dei padri come mi dice spesso la cara amica Franca De Santis, la quale, coraggiosamente, porta avanti un serio progetto su tali tematiche. Il coraggio. Ci vuole coraggio a usare la parola delle verità taciute.

I due libri li vivo intrecciati. Perché sono dettami tragici che comunque devono educarci a capire, a conoscere, a comprendere, ad usare gli strumenti di quel “sangue dei vinti” di cui ha parlato Giampaolo Pansa.  Può esistere una storia condivisa? Credo di no. A Luisa Ferida, ingiustamente ammazzata e massacrata dal momento che è stata scagionata completamente da tutte le ingiuste accuse a lei rivolte anche se si ostina addirittura a cancellare una strada a lei dedicata, mi impegnerò a organizzare un convegno il prossimo anno in occasione dell’Ottantesimo anniversario dell’uccisione.

Certo, la storia si può cancellare come è stato fatto ma i fatti no. Non si cancellano. Restano e parlano. Tra la storia e i fatti ci sono le verità nascoste, taciute, mascherate. Ma ci sono. Luisa Ferida è stata uccisa da una Brigata partigiana a guerra finita. Questo è un fatto.

Il mio libro sottolinea ciò ma anche altro. Non mi riguarda la polemica, non mi interessa, come dicevo, la questione delle appartenenze. Le storie sono dentro la storia. Ma la tragedia di una donna, ripeto, assolta da tutto, sparata con la consapevolezza di dover essere atrocemente uccisa, a guerra finita, mi tocca nel profondo. La verità? Partiamo dallo strappare la menzogna per avere consapevolezza dell’uomo. Ho usato la storia per scrivere il libro? Certo, ma letta con molti documenti. Ma non resta soltanto tale perché dentro, come il precedente, ci sono delle vite. Luisa portava in una mano una scarpetta di lana per il figlio che non sarebbe mai nato. Sarebbe ora di riparlarne.  

Perché si ritorna a parlare di Luisa? Una domanda su di lei vale una risposta. Chi potrà darla? Quella notte a Milano pioveva. Si sentirono gli spari. Perché ucciderli? Un prete sentì gli spari. Era don Afolfo Terzoli. Accorse, giunto solo per dare loro la benedizione. Parlarono i cartelli: “I partigiani della Pasubio hanno giustiziato Luisa Ferida”. Un altro diceva che avevano giustiziato Osvaldo Valenti. Via Poliziano, Ippodrimo di San Siro. Milano. Quattro anni dopo, sempre il 30 aprile, mio padre e mia madre convolavano a nozze.