MANCO GARIBALDI VA PIU’ BENE

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I senzapatria e i senzastoria crescono perché le loro mamme (come cert’altre) sono sempre incinte. Adesso non va più bene neanche Garibaldi.

Accade a Casarano, grosso centro in provincia di Lecce, dove un’associazione denominata “L’Astronave verde” (nome che è tutto un programma) ha lanciato un sondaggio in quell’arena che ospita molte teste calde (Facebook) per cambiare il nome alla centrale piazza Garibaldi perché l’eroe dei due mondi non piace più.

Come è a tutti noto, ha iniziato la celeberrima Boldrini a dire che il solo passare sotto un edificio in stile littorio poteva creare grave imbarazzo viscerale a quei teneri virgulti che sono i sinceri democratici italiani, sensibilmente antifascisti, un po’ radical scic, molto progressisti e un po’ fru-frù. E allora? Allora – ha fatto intendere la celeberrima “fu presidenta” – forse sarebbe meglio buttar giù quei terribili edifici e monumenti che ricordano il tanto odiato regime. Ovviamente intendendo, con questo,  buttar giù tutta Roma e mezza Italia fra scuole, monumenti ed edifici pubblici vari. Così, giusto per far capire al colto e all’inclita che questi sinistri hanno il cervello sotto i talloni.

Poi, quando l’estate scorsa già si appalesavano all’orizzonte le attuali elezioni, un certo Fiano (di cui prima era noto solo Fiano Romano, ridente paesello laziale) intrepido parlamentare intrepidamente renziano, lanciava la sua contromarcia su Roma scovando in veneto un bagnino che esponeva foto e scritte para-apologetiche della Buonanima. Di qui una propostona di legge per dire – 73 anni dopo la fine del duce e del fascismo – che va incarcerato chi appiccica al muro una foto del Benito o vende o acquista un portachiavi con la scritta “A noi!”. Espressione che potrebbe anche essere un consueto brindisi fra amici e familiari: il nonno, alzando il bicchiere dice “Salute!” e tutti gli altri, in coro “A noi!”. Già immagino le nuove milizie partigiane che la notte di capodanno girano per le strade nel tentativo di sorprendere la famiglia Fantozzi mentre brinda al nuovo anno.

Ma siccome all’antifascismo non c’è mai fine, i tenaci “maquis”, che era il nome dei mitici resistenti francesi, hanno riconquistato ampi spazi sui giornali quando hanno severamente protestato per il rientro in patria delle salme di re Vittorio Emanuele III e della regina Elena, in un semisconosciuto santuario piemontese.

Tanta è stata la rinverdita indignazione contro il re che favorì il fascismo (per la verità, re odiatissimo anche dai fascisti perché fece arrestare Mussolini invitandolo a villa Savoia) che subito i senzastoria hanno chiesto a gran voce di cambiare nome a tutte le strade intitolate ai reali: corso Umberto, corso Vittorio Emanuele II e III, via Regina Elena, via Regina Margherita, via Principe Amedeo, viale Duca d’Aosta, eccetera. Ignoranti, ancora una volta, del fatto che non si cambia molto facilmente il nome di una via non foss’altro per il disagio del cambio di tutti i documenti di tutti i residenti. Ma ignoranti, soprattutto, del fatto che la storia di un Paese e di un popolo non si cancella. Casomai si studia o, almeno, la si legge.

Ora, venendo al caso Casarano, l’associazione “L’Astronave verde” propone di cancellare il nome di Garibaldi in nome di un’antica questione risorgimentale (la conquista del Sud da parte dei piemontesi e la cosiddetta “guerra al brigantaggio”) che tutti gli italiani – e in particolare noi meridionali – conosciamo bene perché è storia: e storia rimane. Ma, a questo punto, io, attuale cittadino dell’antica Tarentum, dovrei chiedere a gran voce anche di togliere il titolo di capitale alla città di Roma perché nel 272 a.C., a noi tarantini,  ci fecero “un mazzo così”. E, per favore, abbattete tutte le vestigia dell’antica Roma perché segno di un’era di sanguinosa politica imperialista. Eccheccacchio!

P.S. – Posso, da vecchio giornalista, dire che se ogni cavolata tipo quella di Casarano riesce a guadagnarsi mezza pagina del più diffuso quotidiano del Salento, di queste stro…stranezze non vedremo mai la fine? La gente a volte è strana, ma il moderno giornalismo non fa nulla per erigere un argine di buon senso.

NON-MADRE SOLO PER CASO

Leggo sul web un titolo curioso: “Cristina D’Avena sogna un figlio”. Beh, prima o poi ogni donna ha questo desiderio. Poi faccio un piccolo calcolo e vado a leggere il seguito. Il primo rigo porta la notizia completa: “Cristina D’Avena sogna un figlio a 54 anni”. Alla faccia del bicarbonato di sodio: io ero già nonno prima dei cinquant’anni! Beh, se avesse sognato ‘sto figlio 15-20 anni prima forse avrebbe fatto meglio. Ma la situazione si aggrava andando avanti nella lettura dell’articolo: “E’ tutta colpa mia – ha ammesso Cristina – per buona parte della vita non ci ho fatto caso”. Ha detto proprio così. Quindi il fatto di non essere diventata madre prima è stato solo per…sbadataggine? Cristina, Cristina… milioni di donne rimangono incinte proprio per sbadataggine!

Antonio Biella

Gianfranco Maffucci

Sottufficiale Marina Militare in pensione- fondatore associazione culturale Delfino Blu (1996), promotore per 8 anni consecutivi Premio Città di Taranto, premio rivolto ad artisti, pittori scultori, artigiani, fotografi, provenienti da diversi paesi esteri, premi di poesie. Mostre d’arte varia. Cofondatore blog Blufree. Appassionato da ragazzo di fotografia. Aderisce da anni ad una associazione di Templari (solidarietà e beneficenza)