MIRACOLO ITALIANO ALLA ROVESCIA

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Eh sì, c’è una generazione ancora in vita che ha vissuto da protagonista  quel periodo storico favoloso dell’Italia del dopoguerra. Quel periodo  fu giustamente  chiamato “il miracolo italiano” e vide il Paese risollevarsi dalla disastrosa seconda guerra mondiale grazie a due fattori precisi: la scelta anticomunista delle elezioni del 18 aprile 1948 con la vittoria dell’allora valida Dc degasperiana; e il conseguente accesso al Piano Marshall (cospicui aiuti americani). Da una parte evitammo di entrare nella sfera dell’Unione sovietica dove la fame si perpetuò per decenni; dall’altra abbracciammo l’Occidente (Europa e Usa) libero, democratico e prospero.

Bene, è ancor vivo il ricordo di quella stagione da favola in cui tutti trovarono lavoro; in cui tutti vissero in nuove case decorose, con elettrodomestici come il frigo, il televisore e la lavatrice; in cui gli italiani lasciarono la bicicletta per  lo scooter prima e per la “Topolino” o “600” dopo.

Con i nonni che in famiglia ancor oggi raccontano quella storia e mostrano orgogliosi vecchie foto in bianco-nero ai nipoti, è triste oggi assistere al declino di quelle conquiste, al ritorno di condizioni peggiori della vita delle famiglie, al ritorno dello spettro della disoccupazione, delle file ai centri Caritas, dell’impossibilità di curarsi.

E mentre le condizioni degli italiani peggiorano a causa delle scelte scellerate di tutti i governi almeno dagli anni Ottanta in poi (ribadisco: tutti!) , gli stessi non fanno altro che  negare un possibile sviluppo e al contempo, come  immense idrovore, succhiano sempre più tasse agli indifesi cittadini.

Secondo recenti studi statistici, un italiano su due di quelli che abitano in fitto, è in arretrato coi pagamenti della pigione; e in totale è di 1,2 miliardi il debito nei confronti  del “padrone di casa”; 84 per cento degli italiani ricorre a prestiti (non si ha il dato di quanti sono in grado di restituire e di quanti no);  un numero grandissimo (ma non quantificato)  di persone è costretta a rinunciare a cure mediche: dalla impossibilità di pagare il semplice ticket di farmaci e analisi per arrivare alle inarrivabili cure dentali; l’età media delle auto in circolazione è di 11 anni, il che significa che molte (targate AA o BC) hanno più di vent’anni, mentre gli economisti – senza spiegare – si lamentano per il persistente calo di vendite del nuovo.

Uno scenario apocalittico  in cui la forte disoccupazione è sempre stabile; gli stipendi sono sempre più bassi (solo da noi non c’è un minimo di salario) sino ad arrivare a 4-600 euro al mese; con la vergognosa differenza uomo-donna nelle retribuzioni; con tasse sempre più alte anche se spesso i governi si preoccupano di mascherarle; con bollette di servizi essenziali come luce, gas, acqua in continuo aumento; col blocco di qualunque aumento di stipendi e pensioni; con la piccola misura della perequazione per i pensionati bloccata da nove anni (nove anni, in barba alla Costituzione)  e ora riproposta per altri cinque.

Eppure, appena un anno fa gli italiani già umiliati e impoveriti hanno votato in maniera massiccia il M5s dandogli oltre il 30 per cento dei voti. Un movimento guidato allora da un comico ricchissimo che predicava e predica la “decrescita felice”, quella teoria secondo la quale meno si ha (ma chi? Gli altri?) meglio si sta.

E adesso, a chi l’andiamo a raccontare questa nostra amara pagina di storia?

Antonio Biella