QUESTO PAESE NON E’ PIU’ MIO?

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Mi rendo conto che ho rotto le scatole a mezzo mondo con la storia della Patria, che significa Terra dei Padri, che è l’unico termine che coniuga tutto: il territorio, lo Stato, le radici, la famiglia, ecc. Valori, concetti e termini in cui ho creduto davvero per tutta la mia vita e in cui, lo giuro, voglio credere ancora.

Però mi rendo conto, oggi, che forse non è vero che questa Patria sia ancora la terra (in senso lato) che ho ricevuto da mio padre. Sì, è vero, il concetto di Patria l’ho ereditato proprio da lui, mio padre, che per primo ci aveva creduto e, per cinque anni, servito in armi, combattendo nel secondo conflitto mondiale.

Mi rendo sempre più conto che questa terra  ormai è di tutti e di nessuno. Voglio essere brutale: ogni terrorista islamico può andare avanti e dietro in questo nostro Paese a proprio piacimento, ma se io “italiano” (scusate le virgolette ma mi sono scappate spontanee) voglio andare  a passeggiare un giorno per le calli di Venezia, mano a mano con mia moglie, per un riflusso di romanticismo…devo pagare  cinque euro. Ma, scusate, io sono italiano e Venezia è una città italiana: che senso ha questa volgare (perché economica) coercizione?

Attenzione, non sono così taccagno da soffrire nel distaccarmi da un misero biglietto da cinque euro: è solo la rabbia per l’ingiustizia e la prevaricazione. La stessa che mi fa rischiare una visita al pronto soccorso ogni volta che un parcheggiatore abusivo mi chiede (magari con delinquentesca arroganza) il consueto “caffè” (e io rispondo in malo modo!)

Dobbiamo salvare Venezia? Finite di realizzare questo benedetto Mose! Perché se dieci milioni di giapponesi vorranno venire in Italia e visitare Venezia, non rinunceranno a vedere quella meraviglia di città solo per risparmiare cinque euro. Il turismo sta facendo morire Venezia? I turisti pagheranno, Venezia morirà e il sindaco incasserà cinquanta milioni di euro. Oppure nessun turista varcherà più il ponte della Libertà, quello che collega la terraferma alla città (anche quell’opera voluta da quel puzzone di Mussolini e…ancora in piedi), tutti i veneziani moriranno di fame perché tutti vivono del turismo, e Venezia andrà in degrado e morirà. E sull’esempio di Venezia seguiranno tantissime altre città.

E’ la solita soluzione all’Italiana: vietiamo l’uso dei famigerati cotton fioc, ma non commissariamo quei Comuni (come si fa per motivi di mafia) che non fanno la raccolta differenziata. Vogliamo eliminare l’inquinante carbone ma non vogliamo il gasdotto; odiamo il traffico veicolare ma odiamo di più una nuova tratta ferroviaria; le città annegano nella monnezza ma le battaglie contro gli inceneritori sono antiche.

Siamo semplicemente dei pagliacci impazziti succubi di pazzi buffoni.

Tornando alla minitangente per Venezia, devo, per onestà, precisare che da sempre protesto per   la rapina costituita dalla tassa di soggiorno. E ci risiamo! Io sono italiano, risiedo a Taranto ma se voglio soggiornare  qualche giorno a Roma, o a Trento, o a Canicattì, devo pagare una tassa: sai che novità!

A cosa serve questa tassa? A far rubare di più gli amministratori locali? Scusate il crudo e crudele sospetto, ma io proprio non capisco. Se vado a Roma, per esempio, pago l’albergatore che paga di suo le tasse di spazzatura, l’illuminazione stradale e tutto il resto. Idem se vado in un B&B o in un campeggio. Poi pranzo al ristorante  o in pizzeria, faccio un po’ di spesucce, vado a un cinema o in teatro. Qualunque cosa faccia a Roma, lascio sempre i miei soldi, e gli esercizi in cui mi servo pagano tutte le tasse stabilite. Per me come per i romani. E allora? Sui libri di educazione civica c’è scritto che abbiamo anche una Corte Costituzionale. Voi ci credete? La prossima volta che mi reco a Roma andrò a controllare…

Antonio Biella