I MLN DELLA LEGA. E QUELLI DI RENZI?

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I giudici della Cassazione hanno lanciato la caccia per il recupero dei 49 milioni della Lega (di Salvini) fatti sparire  tempo addietro – come da sentenza – da Bossi e Belsito. Già altri hanno fatto il paragone fra il trattamento alla oggi temibile (per la sinistra) Lega di Salvini; e la bontà dei giudici sui furti compiuti alla Margherita, allora prossima alleata del Pd. In quel vecchio caso, i giudici più “pietosi” stabilirono che il capo della Margherita, Cicciobello Rutelli in Palombelli, era un povero gnocco che non sapeva che gli soffiavano milioni sotto il naso; e che la Margherita, come partito, era parte civile di quella ruberia.

Vabbe’, si vedrà. Intanto, visto che lo Stato, attraverso il suo braccio armato di  spadone della magistratura, vuole recuperare dalla Lega 49 milioni di euro, perché non si preoccupa di recuperare una somma quasi tripla relativo all’incauto acquisto dell’aereo mastodontico di Matteo Renzi? Un giocattolo da 144 milioni di euro. Se non avete bevuto troppe birre ghiacciate e non siamo ancora rimbambiti dal solleone, mi permetto di ricordare che quella cifra equivale a ciò che una volta erano circa 288 miliardi di vecchie lire! Se volete, vi do motivo per versare più calde lacrime dandovi la distinta di quel “brillante” acquisto del megalomane di Rignano. Il costo puro dell’aereo in leasing – come ricordato giorni fa da Il Fatto Quotidiano – è di 70 milioni di euro; ai quali vanno aggiunti 32 milioni per la manutenzione; 12 milioni per operazioni di supporto e sistemazione in hangar; addirittura quattro milioni – sempre di euro! – per l’addestramento dei piloti; più la riconfigurazione del velivolo per adattarlo a ospitare un degno capo di governo qual era il mitico Renzi e la sua corte del giglio magico. Tutto a spese dei “fessi” contribuenti. Non c’è nessuno in Italia interessato anche a questo recupero?

QUEL SUPERGENIO DI ENRICO LETTA

Voi vi chiederete: ma avevamo un genio di tale grandezza e ce lo siamo fatti rubare dai francesi? Ebbene sì, il vituperato Enrico Letta, che quando ha fatto il presidente del Consiglio non è sembrato molto brillante, è andato in Francia ed è diventato una superstar. Pensate che lo hanno nominato direttore dell’Ecole des affaires internationales; presidente dell’Istituto Jacques Delors; membro del Comité d’action publique 2022, una commissione governativa; consigliere d’amministrazione di Amundi, una società per la gestione del risparmio; e l’hanno anche insignito della Legion d’Onore, massima onorificenza francese. E pensare che qui da noi faceva il “sottopanza” di Matteo Renzi! Insomma, è uno sciocco Macron che gli ha dato tutti questi prestigiosi – e ben remunerati – incarichi, o Renzi che lo defenestrò da Palazzo Chigi?

GAY, SPOSATO E…PRETE

Si salverà la Chiesa cattolica se i vescovi continueranno a non saper fare il proprio “lavoro”? Lasciamo perdere il caso del vescovo australiano condannato per aver coperto un prete pedofilo, ma qui in Italia abbiamo un altro caso curioso. Un prete veronese, gay con una relazione che dura da dieci anni, di recente si è sposato alle Canarie col suo “fidanzato”, un ragazzo napoletano. Ebbene, per il vescovo, e quindi per la Chiesa, il don è ancora sacerdote a tutti gli effetti. Da sottolineare che  nel 1992 l’allora vescovo di Verona si rifiutò di ordinarlo sacerdote, ma bastò al protagonista di questa storia spostarsi a Rieti per prendere i voti. Complimenti per l’organizzazione!

Antonio Biella